I conflitti bellici e il terrorismo sono due costanti con le quali ogni paese ha dovuto, prima o poi, fare i conti.
Esistono ricorrenze fra le reazioni di mercato susseguenti ad eventi drammatici, come l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, l’attentato della metropolitana di Londra del 2005 o i recenti eventi in Ucraina?
Dal lato economico la guerra ha tristemente, sul lungo termine, un influsso sempre benefico sui mercati : aumenta a dismisura la spesa pubblica e l’economia riparte. Il terrorismo è invece, per definizione, subdolo, imprevedibile, spiazzante e la reazione delle borse, in questo caso, potrà definirsi con gli stessi aggettivi.
Esaminando gli eventi che fanno ormai parte dell’immaginario collettivo e che hanno avuto una notevole ripercussione sui mercati, è necessario analizzare la risposta immediata, il trend e il ritorno alla situazione di normalità.
Controllando, ad esempio, le conseguenze del famoso attentato alle Torri Gemelle di New York dell’11 Settembre 2001 possiamo notare che:
- È stato caratterizzato da un forte crollo del mercato azionario, causando una perdita di $ 1,4 trilioni nel valore di mercato.
- La prima settimana di negoziazione dopo gli attacchi ha visto l’S&P 500 scendere di oltre il 14%, mentre l’oro e il petrolio sono aumentati di valore.
- I settori più direttamente colpiti sono stati:
- il comparto delle compagnie aeree, i cui voli sono stati bloccati;
- il comparto assicurativo, che ha pagato miliardi di dollari in richieste di risarcimento a vittime e proprietari di immobili;
- Il mercato azionario statunitense è cresciuto notevolmente negli ultimi 20 anni, nonostante il sell-off di breve termine dopo l’attacco dell’11 settembre.
- Le ricadute dell’11 settembre potrebbero pesare sull’economia e sui contribuenti statunitensi per i decenni a venire dopo aver speso trilioni di dollari per le guerre in Iraq e Afghanistan.
Il grafico sottostante mostra la crescita dell’S&P 500 negli ultimi 20 anni (2001 – 2021): la performance è del +527%
L’opera di Cosimo e Stefano Natoli è un documentatissimo studio storico-economico avente ad oggetto l’impatto esercitato dalle guerre e dagli atti terroristici sull’andamento delle borse mondiali a partire dagli anni sessanta
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Passando alla Seconda Guerra del Golfo del 2003, la reazione della maggior parte degli Indici di Borsa è più che positiva: il mercato “festeggia” infatti con un forte rialzo che dura parecchi giorni ed inverte la direzione del trend:
- Il Dow Jones effettua una performance del +3,59%
- L’indice Nikkey 225 effettua una performance del +2,12 in una settimana
- Il FTSE 100 effettua una performance del +3.33%
- Il DAX guadagna il +3.36% già il primo giorno
- Il CAC40 effettua una performance positiva del 3,36%
- L’indice MIBTEL (ora FTSEMIB) guadagna il +2,16%
Tutti questi indici erano precedentemente in un trend ribassista, che è stato prontamente ribaltato dalla notizia dell’inizio della seconda Guerra del Golfo; per quanto riguarda il petrolio possiamo notare che:
- Borse e Petrolio mantengono una correlazione negativa: se le quotazioni del greggio salgono, quelle delle Borse scendono
- In occasione del conflitto i prezzi del greggio sono saliti molti giorni prima dello scoppio della guerra, e cominciano a scendere a guerra iniziata
- Le Borse sono in fase discendente prima che scoppi il conflitto e girano al rialzo prima dell’effettivo inizio della ostilità
Terrorismo, Guerra e Mercati Finanziari
Questa settimana vi presentiamo il libro Terrorismo, Guerra e Mercati Finanzari scritto da Cosimo e Stefano Natoli. Si tratta di una ricerca che trova la sua principale ragione d’essere, dal punto di vista strettamanete finanziario, nella possibilità di rinvenire nelle reazioni dei mercati finanziari susseguenti a eventi considerati drammatici, delle “costanti comportamentali”, delle ricorrenze significative e potenzialmente utili ad assumere corrette decisioni di investimento.
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